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Festa della Santa famiglia

Sacra famiglia

Dal vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».

Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

(Mt. 2, 13-23)

Certo che Gesù bambino è stato per Giuseppe e Maria un autentica calamità. Rischia di mandare a monte il loro matrimonio che si salva in extremis con il sogno di Giuseppe. Poi nasce quando loro sono lontani da casa e non hanno nemmeno una stanza ed una culla da offrirgli. Infine devono pure trasformarsi in migranti perché Erode cerca il bambino per ucciderlo. Ce n’è abbastanza non vi pare? Partendo dall’ultima tegola state tranquilli; infatti non vi propino un ennesimo predicozzo sulla accoglienza degli stranieri, intanto la comprendete benissimo da soli.

Piuttosto voglio rimarcare che questa è proprio la famiglia di Gesù, piena di problemi e di difficoltà. Non vi sembra che essa sia la fotocopia di tutte le nostre famiglie? L’insegnamento basilare di ciò che abbiamo scoperto è che una normale famiglia cristiana non è destinata ad una vita tranquilla, dove si possa dormire ogni giorno tranquilli tra due guanciali. Tutt’altro! Disponiamoci pure a compiere anche noi la volontà di Dio, anche quando questa gira per strade oscure ed apparentemente impraticabili.

La prima cosa che le nostre famiglie devono imparare è la totale fiducia in Dio. Noi che non siamo proprio della statura di Giuseppe e di Maria, sul subito ci lasceremo scappare qualche imprecazione piuttosto colorita. Poi, passando ad un tempo di rassegnazione, cerchiamo di arrabattarci per arrivare ad una sincera fiducia in Dio, implorandolo che ci sostenga e ci dia la luce e la forza per percorrere la strada da lupi che ci sta davanti. Un’altra cosa che dobbiamo imparare è che le difficoltà che incontriamo devono compattarci più profondamente in una comunione di amore totale. Quando le cose vanno bene spesso emergono tra di noi comportamenti piuttosto egoistici, che fingono di dimenticare le esigenze dell’altro. Questo non ce lo possiamo permettere quando ci piomba addosso il macigno della prova, ma dobbiamo unire tutte le nostre forze per superare ciò che ci sta travolgendo. “L’unione fa la forza”, dice il proverbio ed è proprio così. Lo sperimentiamo sulla nostra pelle.

Naturalmente, Gesù, per quanto fosse buono, obbediente, amabile, non era un figlio facile. La sua identità, la sua missione, il compito che lo attendeva poteva certamente mettere addosso a Maria e Giuseppe una certa apprensione. Eppure essi hanno saputo svolgere il loro ruolo, rispettando i tempi della sua vita: l’infanzia, la giovinezza, l’età matura. Ricordate la loro angoscia quando lo “perdono” a Gerusalemme? Oppure quando lascia il mestiere e se ne va decisamente dalla loro casa in modo definitivo? Certo Gesù non è stato un figlio facile per i suoi genitori.

Essendo oramai vecchio ed esperto di vita, le riflessioni fatte sopra mi fanno venire in mente una domanda: “Ma esistono dei figli facili?” Incominci con i sintomi della prima infanzia, che per un nulla ti fanno correre dal pediatra perché pensi che il “mangione”, che strilla ad ore fisse per il biberon adesso è li, simile ad una foglia appassita e non vuol saperne di mangiare. Poi vengono le “delizie” dei voti e del comportamento a scuola. Poi devi combattere con lui le sue “guerre di indipendenza”, perché ad ogni costo vuole liberarsi della tua ala protettrice. Infine il lavoro e l’amore che te lo “rubano” e te lo portano chissà dove e con chissà chi…

Insomma! Si chiami Gesù oppure Davide, Luigi, oppure con un miliardi di nomi diversi un figlio (e qui ripeto una cosa detta mille volte) è sempre una freccia che scagli; ma per quanto tu sia un arciere accurato la freccia se ne va dove vuole.

E tu, infine, puoi soltanto amarlo e pregare.